Un «impegno di leale collaborazione» e la «rivendicazione della più ampia libertà di espressione, per tutti ed in tutto» (Luzi), costituiscono il punto di partenza per la progettazione di questa casa, realizzata per il committente e impresario Bartolomeo Manolino. Si tratta della prima occasione nella quale Jaretti e Luzi saggiano sino in fondo – anche sul cantiere, che si conclude prima di quello del palazzo dell’Obelisco – la collaborazione con l’impresa Manolino, destinata a segnare gran parte della loro successiva attività professionale. L’incarico è in realtà quello di un completamento: Jaretti e Luzi sono chiamati infatti a intervenire su un progetto preesistente già in parte realizzato, con l’erezione della struttura a telaio in cemento armato e l’acquisto di numerose mensole in pietra artificiale in stile Rinascimento che, ironicamente, verranno inglobate nel nuovo disegno.
I due architetti interpretano infatti il tema ponendosi deliberatamente, e in modo provocatorio, lungo la linea di un «eclettismo di ritorno», di cui sperimentano senza inibizioni le potenzialità decorative e tecniche (con i relativi infingimenti), accostando e accumulando sino all’eccesso riferimenti a diversi repertori architettonici. L’edificio, un parallelepipedo a pianta quasi quadrata, è trapassato sui fronti da quattro bow-window «di ceppiana memoria» (Luzi). Tre di essi sono segnati in alto da guglie a base ottagonale e sono caratterizzati dall’assemblaggio di elementi prefabbricati in pietra artificiale, decorati – come i parapetti delle balconate che corrono ad ogni piano – da «bolli, borchie e volute con andamento vegetale» (Luzi). Il piano terreno è trattato, a mo’ di fortezza, con un rivestimento lapideo, mentre agli altri piani la muratura faccia a vista è risolta in più punti in modo virtuosistico, come nella fascia fra piano terreno e superiore, con i mattoni disposti di spina. La fantasiosa cancellata in ferro battuto che delimita il lotto verso strada, con il suo disegno a lance e cerchi, individua già da lontano la singolarità di questa architettura e del suo mondo per molti versi ambiguo e separato.