Sergio Jaretti Sodano (1928-2017) e Elio Luzi (1927-2006) si laureano in Architettura al Politecnico di Torino e formalizzano, intorno alla metà degli anni cinquanta, un sodalizio professionale caratterizzato, fra le altre cose, dalla lunga e proficua collaborazione con una stessa impresa costruttrice – l’impresa Manolino, committente ed esecutrice di gran parte dei loro lavori, in prevalenza residenze.
Fra le prime opere della coppia di architetti, il palazzo dell’Obelisco (1954-59) si pone sin da subito come il manifesto di un dissenso, ironico quanto surreale, nei confronti non solo dell’international style ma di qualsiasi posizione scontata o di maniera.
È l’avvio di un percorso professionale che condurrà Jaretti e Luzi a realizzare – a partire spesso da un’interpretazione astuta e “creativa” delle norme edilizie e urbanistiche – edifici caratterizzati da articolazioni e sfalsamenti volumetrici, da organizzazioni distributive variate, da una sperimentazione tecnologica mai banale, giocata spesso (dopo l’exploit del palazzo dell’Obelisco) sull’uso non convenzionale di tecniche e materiali ordinari.
Negli anni sessanta, opere come la casa di via Curtatone (1962-65) e le torri Pitagora (1963-68) documentano gli esiti di questa ricerca e la sua capacità di qualificare il tessuto urbano in modo spesso sorprendente.
Fra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta Jaretti e Luzi, attivi anche nel campo del design (La Disegnofila, Anonima Design, con Federico Prandi, Viviana Riccato, Mario Virano), vivono nelle mutate condizioni economiche e culturali del periodo una profonda crisi personale e professionale – di cui sono testimonianza opere come la torre Mirafiori o le residenze di strada del Drosso (entrambe del 1970-74) – che costituirà il preludio alla scelta di separare le loro carriere professionali (1974).
Se da allora Jaretti affiancherà all’attività professionale, con lavori come il complesso di Garessio 2000 (1974-79), consulenze e studi su temi più generali della progettazione, Luzi proseguirà – in proprio o con collaborazioni diverse – a disegnare case, come le “ville urbane” di via Medici (1982-86) e la ristrutturazione e l’ampliamento della Casa dei Cristalli (1991-93).
A cura di Maria Luisa Barelli e Davide Rolfo.